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mercoledì 14 giugno 2017

Per mano ti ho accompagnato… e ci siamo emozionati insieme!

9° parte - "Percorso di educazione emotiva per bambini e genitori … 
che credono ancora nella magia delle emozioni".

La tristezza , tra tutte le emozioni che abbiamo visto, sembra essere quella più difficile da accettare all'interno della nostra società. Se penso ai miei pazienti che si rivolgono a me in studio, mi accorgo sempre più quanto in pochi riescano ad ascoltarsi ed accogliere questa emozione; la maggior parte la fugge, la ricopre di un bello strato di rabbia o la confonde con l’indifferenza. Quello che nel precedente articolo si è chiesto di fare con i vostri figli è: comprendere e riconoscere le emozioni del bambino, fare diventare la tristezza una lezione educativa, permettere al piccolo di riconoscere e comprendere ciò che sta vivendo, insegnargli le parole giuste che definiscono lo stato d'animo che prova in quel momento, contenere e in alcune occasioni dare dei limiti all’ emozione vissuta, permette al bambino di crearsi degli strumenti per affrontare la vita.

Accettazione o fuga?: Ora però mi fermo e vi pongo una domanda: come è possibile fare tutto ciò se, in primis, il genitore non è in grado di accogliere ed accettare la propria tristezza? E’ possibile insegnare a qualcuno a guidare senza saperlo fare? Certo, qualcuno potrebbe obiettare dicendo che la tristezza può essere spiegata chiaramente attraverso una descrizione dettagliata delle espressioni del volto e i comportamenti che ne conseguono (ex: pianto, isolamento, mancanza di appetito). Ma sarebbe come descrivere il gusto e la consistenza di una buonissima torta al cioccolato, avendo studiato gli ingredienti e la preparazione ma senza averne mai assaggiato un boccone. Sarebbe la stessa cosa? No, non lo sarebbe; ciò che fa la differenza in questo caso è la mancanza di esperienza. Perché a volte ci si sente maggiormente capiti da qualcuno che ha vissuto una nostra medesima esperienza, piacevole o spiacevole che sia, piuttosto che da qualcuno che non l’ha mai sperimentata e si limita ad immaginarla? E’ l’esperienza che in quel caso fa la differenza, il “sentire nella pancia” che effetto provoca quella situazione/episodio/evento. La stessa cosa accade per le emozioni: come possiamo spiegarle ai bambini se noi adulti per primi ce ne teniamo alla larga?

Ecco che allora, in questo articolo, voglio proporre delle attività per i “grandi”, per gli adulti che hanno bisogno di rinfrescarsi le idee su questa emozione che è anche “risorsa”, per chi se l’è dimenticata per strada, o per chi la vede come la peste…da evitare il più possibile.

Una nuova definizione: Prima di lasciarvi alle attività proposte vorrei proporre una nuova lettura dell’emozione tristezza. La tristezza è un’emozione forte e fondamentalmente spiacevole che si accompagna ad un lutto, un fallimento o una delusione. Essa si manifesta con il pianto, l’isolamento, la perdita di energia e di appetito; il corpo assume una postura di chiusura con spalle leggermente chiuse, capo chino, la bocca assume la tipica forma a “u” rovesciata. Tuttavia, la tristezza è anche un’occasione per riflettere, per staccarsi momentaneamente da tutto e tutti e rivolgere l’attenzione dentro se stessi, comprendere i propri errori, le proprie responsabilità, le proprie debolezze e promuovere il cambiamento, prendere decisioni importanti e significative. Essa è anche un momento di ricostruzione dopo per esempio una perdita, una tappa fondamentale per l’ elaborazione del lutto e la futura ripresa.


Clicca sul link per scaricare le schede:
https://drive.google.com/file/d/0B2B16-ORoT79dU5pWURLZ3lmNDQ/view?usp=sharing

Buon divertimento!