Ogni poltrona ha una propria storia, una storia da paziente o da terapeuta, che merita di essere ascoltata ... in tutta comodità.
Era il 2006 quando decisi di "rischiare" ed aprire uno studio di psicologia che fosse tutto mio, anzichè dannarmi l'anima per riuscire ad ottenere un improbabile posto pubblico; uno spazio dove poter mettere oggetti che mi rispecchiassero, scegliere tonalità che fossero gradevoli ed adeguate al contesto, creare un ambiente che potesse accogliere i pazienti che sarebbero venuti.
Ho pensato molto a come presentarmi, quale nome assegnare ad un luogo che potesse essere ricordato e riconosciuto dalle persone, finchè ad un tratto l'idea è venuta spontanea! Ho ricordato le volte in cui sono stata da un medico o da uno psicologo, mi sono venuti in mente i loro studi: spesso spartani (purtroppo l'ambito pubblico non offre grandi arredi), qualche volta essenziali, freddi, o ancora "scomodi" ... quelle sedie spigolose e dure sulle quali si sta appollaiati cercando di raccontare al professionista di turno i propri sintomi o problemi. Volevo offrire ai miei pazienti proprio il contrario! Una poltroncina morbida e avvolgente che li potesse contenere e sostenere, un arredo caldo dove potersi lasciare andare anche solo per un momento, una seduta comoda dove trascorrere del tempo insieme.
Negli anni le poltrone nel mio studio sono cambiate, sono diventate sempre più comode e spaziose, infatti ad oggi c'è uno divano che può accogliere una famiglia intera. Se solo potessi, con un tocco di magia, mi piacerebbe cambiare poltrona all'ingresso di ogni paziente: ne metterei una in cuoio per l'uomo di affari dal carattere ruvido, una in velluto rosa capitoné per la signora tutta coccole e baci, una in tessuto jeans per lo sportivo, una a pois per la giovane donna frizzante e tutta pepe e ancora una sospesa per la sognatrice. Se fosse possibile cercherei per ogni paziente una poltrona personale sulla quale sedersi e raccontare la propria storia: unica, personale ... irripetibile. Purtroppo chiedo scusa a tutti i miei pazienti se questa facoltà ancora non mi è concessa, per le magiei mi sto attrezzando, ma la lista di attesa è lunga, e per ora dovete accontentarvi di condividere uno spazioso divano morbido.
E che dire invece della mia poltrona? col tempo ho imparato che come deve essere comodo il paziente durante il colloquio, lo deve essere anche il terapeuta che si appresta ad ascoltare storie diverse, felici o dolorose, complicate o regolari; che condivide col paziente emozioni travolgenti o sbiadite, che a volte deve procedere in punta di piedi nella vita altrui, o al contrario immergersi nel contesto ed allungare la mano per tirare fuori qualcuno, che qualche volta deve reggere la rabbia di chi ha di fronte ... e se non ci fosse una poltrona comoda da dove fare tutto ciò, sarebbe veramente difficile!
Tutte le volte che sono in studio e sento la poltrona che "scotta" o che diventa "scomoda" vado col pensiero a una domanda che una mia docente, e stimata terapeuta, Dottoressa Anna Maria Sorrentino, rivolgeva a noi allieve, quando, dopo averle portato in supervisione un caso, rimanevamo in attesa di un suo parere che ci permettesse di sbloccare l'ingranaggio inceppato. Accomodata davanti a noi, con lo sguardo di chi la sa lunga, l'aria un po' sorniona, l'occhio socchiuso a fessura e il mento leggermente rivolto verso l'alto, esclamava: "Tu stella, ci stai comoda sulla tua poltrona quando sei con lei/lui?" ... e via verso una lunga analisi di paziente e terapeuta insieme.
La poltrona sopra cui psicologo e paziente si accomodano è la metafora della relazione terapeutica che si instaura tra due persone, quando le sedute sono comode, è possibile fare passi in avanti e condividere importanti pezzi di vita, quando invece non lo sono, occorre soffermarsi e riflettere sul perchè ... ma questo è un compito che spetta al professionista.
La poltrona sopra cui psicologo e paziente si accomodano è la metafora della relazione terapeutica che si instaura tra due persone, quando le sedute sono comode, è possibile fare passi in avanti e condividere importanti pezzi di vita, quando invece non lo sono, occorre soffermarsi e riflettere sul perchè ... ma questo è un compito che spetta al professionista.
Ogni poltrona ha una propria storia, una storia da paziente o da terapeuta, che merita di essere ascoltata ... in tutta comodità.