Assale, paralizza, rende aggressivi, porta a compiere azioni indesiderate, fa vivere male, genera pensieri disfunzionali … sono molte le conseguenze che
seguono ad un attacco di ansia o ancor più ad una serie ripetuta di
attacchi. Aggirare l’ostacolo
non è una buona soluzione.
Farsi dominare dall’ansia, riduce il raggio di azione delle
persone, meglio imparare a domarla!
L'ansia, con la connotazione negativa che le attribuiamo, è proprio questo secondo tipo di stress, che si manifesta in modo improvviso e a volte senza una apparente causa, è molto intensa tanto da indurre alcune persone ad un accesso in pronto soccorso perché il malessere fisico diventa preoccupante, può durare da pochi minuti a lunghi periodi, anche giorni e settimane.
I disturbi d'ansia si dividono in:
- attacco di panico: si manifesta in modo improvviso e senza apparente legame con lo stimolo che lo provoca
- disturbi ossessivi e compulsivi: caratterizzati per la presenza di pensieri e azioni impossibili da controllare
- fobie specifiche: strettamente legate alla presenza di uno stimolo specifico
- ansia generalizzata: perdura per molte ore o giorni e si manifesta in una pluralità di contesti aspecifici
- disturbo post traumatico da stress: insorge come conseguenza di un evento traumatico.
L'ansia si compone di 4 specifici elementi:
1 - i pensieri: idee e convinzioni di essere in pericolo anche in assenza di stimoli o situazioni appropriate, e bassa o nulla percezione di poter fronteggiare la situazione. Pensieri disfunzionali e senso di impotenza si rinforzano a vicenda creando un circolo senza fine, mente e corpo entrano in uno stato di allarme ed allerta costante e bassa capacità di concentrazione.
2 - sintomi fisici: il corpo che si prepara alla fuga o all'attacco manifesta sintomi quali tachicardia, respiro affannoso, sudorazione, secchezza delle fauci, senso di soffocamento, nausea o diarrea, caldo o freddo, rigidità muscolare.
3 - emozioni: solitamente spiacevoli quali paura, preoccupazione o terrore.
4 - comportamenti: possono essere di tipo volontario o involontario, per esempio una reazione aggressiva esagerata oppure al contrario un comportamento di evitamento che si estende poco alla volta anche a situazioni che precedentemente erano neutre.
L'EMDR, sperimentato inizialmente sui reduci di guerra, che al ritorno a casa manifestavano i sintomi tipici del disturbo post traumatico da stress, è stato poi utilizzato anche nella cura degli altri disturbi d'ansia, dando sempre ottimi risultati. È una tecnica che permette di accorciare i tempi di intervento e lavorare sia sui traumi del passato che sulle risorse e capacità individuali del presente.
Durante la terapia dovranno essere rintracciati nella storia di vita del paziente le cause che hanno dato il via al disturbo d'ansia che si e poi cronicizzato nel tempo, sarà compito del terapeuta valutare la modalità di elaborazione degli eventi target, per giungere all'estinzione del disturbo. Si potrà per esempio procedere lavorando sul primo episodio, il peggiore e l'ultimo in cui si è manifestata l'ansia, oppure intervenire solo sull'evento che ha causato il disturbo post traumatico da stress, una buona fase di assessment permetterà di scegliere la strategia di intervento migliore.
Domare l'ansia è meglio che imparare a conviverci!
Si può affrontare la depressione con l'EMDR?
Si, vediamo come nel prossimo post di gennaio!